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Su di me

 

Nasco nel 1966 a Torino dopo gli studi tecnici, il diploma e i primi lavoretti, sento il richiamo della fotografia che ho seguito studiato e provato da solo da quando avevo 13 anni...

dal 1989 al 2009 ho fatto il fotografo in Chianciano Terme nel mio studio fotografico (L'Image de la Cruz) come professione, dopo lunghi anni adagiato nel lavoro digitale che di innovazione, oltre quella tecnica, aveva ben poco, ho pensato di intraprendere un cammino contrario e tornare a gioire e far gioire della antica tecnica della fotografia analogica per cui con pellicola.

Ad oggi sempre più persone, anche se potrebbe sembrare strano, stanno cercando novità che arrivano dal passato, basti pensare la ricerca del vintage in molti aspetti della vita.

Provengo dalla fotografia analogica di cui mi pregio di conoscere qualsiasi tecnica (dalla camera oscura alle antiche tecniche tipo Carta Salata, alle tecniche Stereo all'uso del grande medio formato ed ho studiato tutti gli aspetti possibili di qualsiasi di esse), passo alla fotografia digitale (intorno all'anno 2000) per ovvi motivi di carattere economico e per la necessità di continuare a fatturare, cesso dopo 30 anni la mia attività per rendermi free e libero professionista a chiamata, nel 2009 comincio ad insegnare fotografia nelle varie Università sia Popolari che della terza età, cosa che mi porta ad altri corsi da tenere in enti comunali o privatamente, ad oggi conto una quarantina di corsi tenuti, e circa 200 ex alunni con i quali cerco di rimanere in contatto, adesso dal 2019 mi riavvicino sia per senso di nostalgia che di responsabilità verso i più giovani, alla fotografia analogica con quello che ne consegue (camera oscura) , convinto che sia una arte da tramandare ai posteri prima che venga seppellita e scordata da tutti a causa della facilità di usare apparecchiature digitali.

L'apprezzamento per qualcuno che sia in grado di gestire e produrre lavori con una macchina fotografica analogica, sembra utopia, ma è molto cresciuto in questi ultimi anni, anche perchè fare fotografie in pellicola ha come denominatore unico la sicurezza di avere a propria disposizione "uno che si intende davvero" nel vero senso della parola, relegando l'approssimazione fotografica in un angolo....

Questi sono io, quelli che seguiranno sono i miei pensieri e la mia voglia di condividerli con tutti voi

Paolo Croce

Caccia fotografica con Contax G2

Come nasce l'idea in me di parlare di questo spigoloso argomento...

Premetto, a scanso di equivoci e cattive interpretazioni, che fino agli anni 2000 ho "fatto il fotografo" in modalità analogica, dal 2000 al 2004 ho "fatto il fotografo" in modalità promiscua e dal 2004 "ho fatto il fotografo" (come richiedeva il mercato) in digitale, relegando la pellicola a solo gusto personale e per le mie vacanze o viaggi....

per cui per quello che vado ad esporre, non si dica che non conosco la materia perchè ho anche ritoccato molto (specie agli inizi del digitale) vendendo i miei fotomontaggi anche tramite internet in America Latina, per cui so bene quello che dico...e lo dico senza timore....

 

...navigando ogni giorno su siti fotografici, social, siti per concorsi, siti espositivi, siti di forum fotografici, ho notato anno dopo anno il proliferare dell'abuso della post produzione a favore di una non meglio specificata "fotografia del futuro", a discapito di quella che io mi permetto di chiamare ancor oggi semplicemente "fotografia".

Un uso della post produzione e del fotoritocco, sapiente e ben dosato, spesso ha un impatto positivo sulle fotografie, un suo sopruso spesso, anzi quasi sempre, genera orrori....ed ecco comparire i cieli di un azzurro mai visto in natura, tramonti alieni, riflessi impossibili,  fotomontaggi alquanto inutili.

Per puro rispetto dei diritti di privacy e di autore, mi astengo da postare le prove visive di quanto sostengo, ma come capita a tutti quotidianamente ormai ci si imbatte sempre di più in fotoritocchi di genere tutt'altro che umano.

Mi domando allora "MA PERCHE'?" Cosa spinge un uomo o una donna o un ragazzo a far deflagrare in seno ad una più o meno bella fotografia un'apoteosi di colori inutili ed inesistenti??? Chi glielo lo ha chiesto? Chi  ha chiesto di condividerlo col mondo? E soprattutto come si osa chiamarla o sostenere che sia una fotografia?

Una fotografia, è un'immagine statica ottenuta tramite un processo di registrazione permanente delle interazioni tra luce e materia, selezionate e proiettate attraverso un sistema ottico su di una superficie fotosensibile. Nasce intorno al 1840 dopo che Niepce riuscì a "bloccare" in una immagine dei semplici tetti di case.

La loro al più può essere una interpretazione personalissima o una concezione di ripresa della realtà che nulla a che vedere però con l'arte della fotografia.

Come le chiamo io quelle sono "CLICCOGRAFIE" o peggio "SMANETTOGRAFIE" ed avrebbero tutto il diritto di esistere solo ed esclusivamente se ribattezzate con un nome suo proprio, senza l'arroganza di volerle chiamare "fotografie".

Ad ogni modo, cosa o chi legittima il fatto di modificare i colori e le tonalità, le ombre o le luci questi "fotografi" consentendo loro di poter far apparire ciò che realtà non è, come se fosse possibile?

Io credo di saperlo, sono le platee di persone che si inebriano di questi colori accesissimi e finti e data la loro incoscienza fotografica mettono mi piace o peggio votano nei concorsi fotografici facendo vincere questo o quel lavoro quasi sempre pesantemente fotoritoccato...

Il fotoritocco deve rimanere nell'alveo della "possibilità in caso di bisogno", e di certo non può mai diventare un atto deliberato che trascende nel "sempre, tanto e a prescindere".

Tante ma tante persone ormai, scattano foto in Raw noncuranti della ripresa, tanto poi al pc faccio miracoli e cambio tutto, non pensando neanche un momento al sacrosanto diritto di ogni uomo, donna o bambino di aspirare a vedere cosa ci circonda anzichè ciò che di cui vorrebbe essere circondato chi scatta con la macchina fotografica... 

di qui si va nel passato a fare un salto dove ancora la consapevolezza fotografica regnava sovrana e dove le persone perdevano ben poco tempo dopo un servizio e lavoravano quando c'era da lavorare, producendo (e qui mi scontro spesso con i miei detrattori che affermano senza timore che la fotografia digitale è superiore a quella analogica) veri e propri capolavori, che posso affermare essendo passato in tutte e due le epoche, non avevano niente da invidiare agli attuali...

Oggi la fotografia digitale è sicuramente "comoda e veloce" ha certamente aiutato l'immediatezza e la consegna di lavori finiti in breve tempo andando a favore dei fotografi permettendo loro, tra le altre cose, di incassare gli onorari con uno o due mesi di anticipo sul passato, ha rilassato i fotografi stessi, specie quelli che vengono dal mondo analogico, perchè uno sguardo nel monitor da una almeno un' idea di quello che si è "combinato" in questo o quello scatto, questo sicuramente si, ma finisce tutto qui... 

una volta il fotografo lavorava sudando anche 7 camicie il giorno di un servizio, ma la sera arrivava a casa e si limitava a riporre i rullini scattati in un posto sicuro  e magari usciva a cena con la sua bella.... oggi il fotografo lavora, sudando anche lui le 7 camicie, ma tornato a casa si fionda al computer e a seconda della bravura in fase di scatto o da una occhiata e poi se ne va a letto, o si condanna a passare giorni se non settimane a ritoccare i vari file...

sorvolerò sulla archiviazione perchè ora con i cloud (che peraltro mi fanno diffidare di una buona tenuta della privacy ) e i vari hd esterni permettono una buona tenuta dell'origine dello scatto al pari di una conservazione oculata dei negativi che si faceva una volta...

quello su cui voglio puntare l'indice non è tanto, dunque, l'apparecchiatura che di per se è simile a quella analogica con la differenza della possibilità di dare una sbirciata sul posto a ciò che si è scattato, ( in effetti se c'è il manico bene sennò hai voglia te a comprare i "MARK" aggiornati nei vari apparecchi, la foto non si improvvisa buona, ma la si deve scattare, e meglio ancora non la si può scattare a cavolo di cane pretendendo di averla otima in fase di stampa con il pre-aiuto del photoshop, il dito lo punto su che pensa davvero di poter coglionare generazione di fotografi che hanno imparato sui loro errori diventando produttori di meraviglie senza alcuna certezza se non quella della conoscenza delle tecniche e delle attrezzature così profonde da poter anche fotografare bendati (cioè senza monitor).

Una parte che mi fa paura è il fotografo digitalista improvvisato e che al massimo ha dato una letta ad un corso online,  che compra una macchina da 2500 euro un ottica da 1000 e un flash da 800, che va ad un matrimonio e scatta le fotografie in PROGRAM....vi garantisco che ne esistono ad orde...quello è l'animale più pericoloso per il cliente e per se stesso...lo odio profondamente e spero nella sua scomparsa nel più breve possibile...

La noncuranza del digitalista improvvisato nel farsi carico della possibilità di potersi spacciare come professionista mi induce ad odiarlo, riconoscendo però che questo è dovuto ad un immenso e duraturo BUCO LEGISLATIVO che non ha mai previsto ne una scuola ne la possibilità almeno di una registrazione meritocraticamente oggettiva ad un albo nazionale dei fotografi, ma relegando la professionalità ad essere scoperta solo dal cliente per conoscenza diretta o per sentito dire.....terribile....

Concludo questa dissertazione andando a sintetizzare un concetto trivalente, 

nessuna dissacrazione del digitale come strumento

una democratica considerazione di analogia tra digitale e analogico

una ferma condanna a chi si affida completamente alla post produzione senza avere almeno le fondamenta fotografiche necessarie prima di proporsi come "professionista".

Paolo Croce

 

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