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  • Immagine del redattorePaolo Croce

Parliamo di attrezzatura

Se proprio non volessimo partire da Canaletto, il quale fotocopiava le situazioni per merito di un suo banchetto con uno specchio che proiettava l'immagine su un piano sul quale lui ricalcava i perimetri di ciò che vedeva, o da Daguerre che sprigionò tale forza nel mondo fotogafico da dare il proprio nome ad una tecnica di ripresa, sicuramente dobbiamo fare una sosta rispettosa per parlare un momento della genesi della moderna fotografia che nasce quando fu scoperto il Foro Stenopeico. Un buco in una parete di una stanza che permetteva di proiettare (capovolta ed inversa) l'immagine del soggetto posizionato fuori di fronte al foro, sulla parete opposta al foro stesso...

Di li milioni di prove fatte da tutti i pionieri della fotografia fino ad ottenere (pare) la primissima fotografia quando furono più chiare le potenzialità di una emulsione che fissasse per sempre quella immagine su di un supporto. Fu dunque la volta di Joseph Nicéphore Niépce che nel 1825 produsse la prima fotografia della storia, questa qui :

Da allora, tanti hanno cercato di estendere la conoscenza della fotografia cercando di applicare migliorie sia agli apparecchi fotografici che alle emulsioni, fino ad arrivare agli apparecchi di inizio 900 che erano nient altro che banchi ottici, e cioè le macchine fotografiche gigantesche che erano utilizzate con un telo nero sotto al quale si accovacciava il fotografo per inquadrare e scattare la foto.

Di li si passò al Medio Formato, gigantesco e pesante anche esso, ma molto meno delle macchine precedenti, fino a giungere al medio formato più trasportabile possibile (anche perchè era obbligato a montare rullini di medio formato 6x6) che furono le biottiche, padrone del settore fotografico fino all'avvento delle Reflex che sopravvivono fino ai nostri giorni e la fanno ancora da padrone, nonostante tante idee per soppiantarle siano state tirate fuori negli anni.

La cosa più difficile fu riflettere e rovesciare l'immagine originariamente sottosopra e al contrario, ci si riuscì parzialmente con il grande e medio formato che facevano il 50% del lavoro correggendo il sottosopra ma lasciando riflessa l'immagine, con l'avvento delle Reflex si risolse con l'aggiunta di un pentaprisma (o secondo specchio) tutti i problemi e finalmente l'immagine arrivò agli occhi dei fotografi completamente dritta e veritiera.

Tra i grandi formati segnalo il Banco Ottico Linhoff, che montava anche ottiche IFF (Istituto Tecnico Fiorentino) di cui sono orgoglioso possessore da molti anni. Per il Medio Formato c'è da sbizzarrirsi, ma segnalo le macchine di cui sono possessore e che erano reputate di primo livello, tipo la HASSELBLAD con ottiche Carl Zeiss, la Zenza Bronicoa appena un gradino più sotto, come peraltro le Mamiya ( RB 67, che aveva la particolarità che il dorso macchina ruotava a seconda dell'inquadratura ricercata, verticale o orizzontale, che evitava la rotazione di tutto l'apparecchio. Per le Biottiche ancora più offerta , indico però le varie Rolleicord (la versione economica della Rolleiflex), le Rolleiflex appunto, regine di tutti i mercati, c'erano a 3.5 Tessar, la 2.8 Tessara e la 2.8 Planar, ottiche stratosferiche (sempre Zeiss) che davano prodotti diversi tra di loro per morbidezza o incisività. La Rolleiflex produceva un meccanismo (Rolleokin) che tramutava la macchina da 120 a 135mm in quattro minuti di lavoro, oppure il Rolleimeter che faceva si che la macchina diventasse da messa a fuoco normale a Telemetro, raggiungendo una precisione di messa a fuoco inimitabile con una biottica. Alcuni gradini sotto gravitavano le più abbordabili economicamente Mamiya C330 (rara biottica con ottiche intercambiabili) e ancora meglio le Yashica della serie Mat.

Il passo da li alle Reflex fu intervallato da un breve periodo che ebbero sufficiente fortuna le compatte di allora che erano le Instamatix, e montavano rullini in plastica ben definiti per l'incastro perfetto nelle macchine fotografiche, e mi riferisco al formato 126 e 110 che erano solo comode da portare in giro, perchè la qualità fotografica era assai scarsa e i flash che montavano queste macchine ( cube o cube x) erano nemici dell'ambiente perchè usa e getta.

Poi l'era delle Reflex che si estende fino ad oggi e che mi limito a segnalare alcune icone solo fino all'avvento del digitale, che rende impossibile l'aggiornamento dei modelli per la grandissima produzione che viene fatta.

Tra le Reflex analogiche segnalo la Nikon F1 e la Canon F1, veri carri armati, indistruttibili e con tanta bella tecnologia che le rendeva praticamente irraggiungibili. Nella Nikon è sicuramente da segnalare la FM, economica (si fa per dire perchè costava un milione di lire) di ottima fattura che veniva prodotta o color Nero o color Argento, quest'ultima era la più ambita e aveva la particolarità che l'otturatore sincronizzava il flash a 1/250 anzichè come quasi tutte le economiche a 1/125, ed era una cosa meravigliosa, i tempi di scatto arrivavano ad 1/8000 (roba da matti per allora). tra le Canon è da segnalare la AE 1 tra le più economiche, e la FTB (che pesava come un cocomero). Poi le risultanze e le varianti di queste macchine erano tantissime, e tantissimi a seconda del portafoglio si avvicinarono in quei tempi alla Reflex, relegando le compatte al cassetto della scrivania.

Menzionare macchine tipo quelle a Telemetro (Leica, Contax, ecc) è il minimo perchè furono le macchine reflex olto comode da portare in giro che furono scelte da molti professionisti di grido come Salgado. Macchine queste che oltre la facilità di trasporto erano anche precisissime in fase di messa a fuoco, il tutto condito dalle solite e fantastiche ottiche Zeiss. Personalmente posseggo la fantastica Contax G2 (evoluzione della G1) con le tre ottiche tra le più belle al mondo sia di qualità che di estetica e cioè, il 45 f.2.0, il 90 f 2.8 e il 18 f.2.8 (materiali da sogno).

Un richiamo va anche alle ROLLEI micromacchine con caricatore da 135m, che avevano la particolarità di avere la necessità di essere aperte con l'avanzamento dell'ottica per mezzo di disincastri delicatissimi, e dovevano essere armate (caricate) prima della richiusura delle stesse ottiche, altrimenti si bloccavano irrimediabilmente.

Questo è solo un assaggio di tutto quello che esiste in termini di attrezzatura solo fino al digitale che escludo per forza di cose, tante meraviglie tecniche che ti lasciavano senza parole per una minima miglioria ottenuta....ma questo lo può capire appieno solo chi questa roba la ha toccata con mano, e una cosa che mi dispiace è che molti neofiti le snobbino e spesso deridano, solo per partito preso. Sono convinto che avendone almeno conoscenza, il loro lavoro sarebbe ancora migliore o almeno migliorabile. L'Ignoranza di questo periodo storico, per chi voglia chiamarsi fotografo, proprio non la ammetto....


Paolo Croce

fotografo dal 1989

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